“Il pescecane non fu un caso. Era salito dal fondo del mare quando la nube scura di sangue si era allargata e dispersa nel mare profondo un miglio. Era salito così in fretta e con così assoluta mancanza di cautela che aveva aperto la superficie dell'acqua azzurra e si era esposto al sole.
Poi era ricaduto in mare e aveva trovato la scia, e aveva incominciato a nuotare nella direzione tenuta dalla barca e dal pesce.
A volte perdeva la scia. Ma la ritrovava sempre, o almeno ne trovava le tracce, e nuotava veloce e resistente nella direzione giusta.
Era un grossissimo pescecane Mako fatto per nuotare veloce come il pesce più veloce del mare ed era bello in ogni sua parte tranne nelle mascelle.
La schiena era azzurra come quella di un pescespada, e la pancia era argentea e la pelle era liscia ed elegante.
Aveva le forme di un pescespada a parte le mascelle enormi, serrate adesso che nuotava in fretta, appena sotto la superficie con l'alta pinna dorsale che fendeva l'acqua. senza vibrazioni. Dentro il doppio labbro chiuso dalle mascelle, tutte le otto file di denti erano inclinate verso l'interno. Non avevano la solita forma piramidale che hanno i denti di quasi tutti i pescecani.
Avevano la forma di dita umane contorte come artigli. Erano lunghi quasi come le dita del vecchio e avevano bordi taglienti affilati come rasoi su tutt'e due i lati.
Questo era un pesce fatto per nutrirsi di tutti i pesci del mare tanto veloci e forti e ben armati da non conoscere altri nemici. Ora all' odore più fresco della scia accelerò l'andatura e l'azzurra pinna dorsale fendé l'acqua.” … Ernest Hemingway
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